Chi non dubita non cubita


lunedì 29 aprile 2013

GLI SPARI SOPRA


Ed eccoci agli spari.
E dopo gli spari, alle cazzate.

Mentre un governo che va contro la volontà elettorale degli italiani sta giurando, un esaltato, folle, disperato, esasperato va in piazza e spara.
Ma non in una piazza qualsiasi, ché altrimenti nessuno avrebbe fatto tanto puzzo. Lui va nella piazza del potere e spara a gente in divisa che quel potere è lì a proteggere.

C'è sparo e sparo, sapete, proiettile e proiettile: se uno stronzo avesse sparato in una piazza qualsiasi uccidendo un bambino se ne sarebbero occupate le cronache di serie B, e dopo la commozione immediata si sarebbe presto passati ad altro. 
Ma gli spari del "giuramento" sono spari di serie A, e danno a bocche slabbrate da decenni di promesse non mantenute l'occasione di blaterare contro chi avrebbe fomentato chissà quali ribellioni violente.

Il riferimento a Beppe Grillo e al MoVimento 5 Stelle è facile da eiaculare da parte di nerchie di lunga esperienza inculatrice ben pagate e ben nutrite dai poveri inculati.


Ma se sono decenni che io sento la gente dire:

"Bisognerebbe buttare una bomba sul parlamento, 
e ammazzarli tutti!". 

E chi da sempre lo dice non l'ha fatto né lo farà mai. E infatti non è mai successo.
E ora che un disgraziato fuori di testa, aiutato da una situazione di crisi non certo dovuta a chi ne soffre di più, ha sparato una dozzina di colpi nel posto "giusto", apriti cielo!
La colpa è di chi parla, non di chi malgoverna. In questo caso è di tutti quelli - e sono milioni - che hanno vagheggiato nei bar o negli autobus di bombardare i politici.
Un intero popolo!

Negli ultimi anni centinaia di persone si sono suicidate per le vessazioni di governi incapaci di governare se non i propri sporchi e grassi interessi, ma di questo non si parla.
In fondo se uno si uccide sono cazzi suoi. Ma se uno va a sparare nella piazza del parlamento allora sono cazzi di tutti, benché quegli "onorevoli" non siano affatto quelli voluti dagli italiani, che da sempre votano una cosa e se ne ritrovano un'altra.

E allora d'accordo, confessiamo: siamo colpevoli.
Tutti.

60 milioni di manette, please.


Gianni Greco