Chi non dubita non cubita


giovedì 29 novembre 2012

BERSY-RENZY: DUELLO ALL'OMBRA


Non siamo mica gli americani... 
Lo diceva tanto tempo fa un Vasco Rossi profetico, e questa asserzione è ancora valida dopo 33 anni.

Ma i nostri politici forse non ascoltano il Blasco, e accettano sfide volute da televisioni voraci che malgrado la grande e lunga storia d'Italia guardano sempre di più ai giovani Stati Uniti d'America, a quel Nuovo Continente, né carne né pesce se messo a paragone con la cultura di chi l'ha scoperto.
E allora via, confronto all'americana. 
Go! 
Solo che... non siamo mica gli americani!

Questo tipo di confronto sembra fatto apposta per uno dei due contendenti, sfacciatamente ispirato ai modi d'oltreoceano, dagli slogan alla parlantina, fino ai colori usati sul camper, quelli della bandiera a stelle e strisce.
L'altro, che al contrario mantiene le più caserecce caratteristiche italiche, si lascia tuttavia ugualmente coinvolgere in un colorato circo in cui non si trova esattamente a proprio agio. 
E il solo fatto che abbia accettato - lui in vantaggio - di affrontare un avversario più verboso e scattante sul suo terreno, ne fa un coraggioso. 
Di più: un temerario.

Effetto: lo scontro avviene tra un bonario fattore di campagna e uno sputacchiante venditore televisivo.

Ma non siamo a Telemarket, questa è la Rai, che per sembrare ancora più americana mette a condurre il rodeo una donna coi ciuffi sul viso.
Yippy yé...

Inizia lo spettacolo, e lo spettatore assetato di sangue è teso a cercare di capire chi dei due vince e chi perde.
Vogliamo cercare di capirlo anche noi?
Ok, baby!

La cosa basilare da prendere in considerazione è la quantità. Di tempo? No, di parole.
Perché l'errore che si fa in questi casi è dare lo stesso tempo a tutti. Ma se uno in due minuti dice 1000 parole e l'altro 500, lo scontro è falsato.
So di dire qualcosa di inedito, e questo mi garba parecchio: amo stroncare, ma anche e soprattutto proporre, possibilmente cose inattuabili.

La mia proposta:

Annullare il tempo e contare le parole. 
Dare 1000 parole a intervento e spengere il microfono al raggiungimento della cifra. 
Poi le parole possono essere anche 2000 o 3000, non importa, però uguali per tutti. 

Ci sarà pure un mezzo per effettuare il conteggio. Oggi si può far tutto.
Solo così - a mio modo di vedere - si raggiungerebbe la parità di trattamento.

Infatti un Renzy che spara parole all'impazzata secondo il copione imparato a memoria riesce a ficcarne molte più di un Bersy improvvisatore nella testa degli spettatori.

So già che la mia proposta rimarrà del tutto inascoltata, e anche questo mi garba: amo fare il genio incompreso.

Alla luce della precedente considerazione, e delle pagelle date dai media il giorno dopo, si può giungere alla seguente conclusione: la sostanziale parità dei due avversari, conseguita malgrado la differenza di peso-parole, dà la vittoria al buon fattore di campagna.
Infatti il capelluto venditore televisivo, che avrebbe dovuto mangiarsi vivo il calvo paesano, non è riuscito, sul proprio terreno, a metterlo allo steccato.
Ha usato il triplo di parole per infine pareggiare. E poi si sa che un pareggio premia sempre chi tiene il banco, in questo caso il titolare della fattoria.
Insomma, il venditore non è riuscito ad ammollare i tappeti al contadino. E, diciamo la verità, che se ne fa di tappeti un fattore?

Si prevede un grande futuro per il verboso giovane, ma pare che il presente ancora non gli appartenga. Del resto io gli preconizzai la Presidenza del Consiglio entro 10 anni, ed eravamo nel 2009. C'è ancora tempo. Il 2019 è molto oltre la fine del mondo, maremma mayala!


(That's all, Folks!)

Gianni Greco

lombradeldubbio@gmail.com

mercoledì 28 novembre 2012

SOLO I RICCHI CAMPANO



Chi non ha soldi può anche morire, è solo un peso per la nazione, chi se ne frega di un povero in meno? 
Ma tutti andrebbero eliminati. 
Certo non possiamo metterli al muro o tagliar loro la testa, troppo grossolano. No, lasciamo che siano le malattie a decimarli. Così solo ricchi, banchieri, finanzieri potranno popolare una Italia rinnovata, finalmente libera da quegli straccioni indecenti che ci fanno fare tante brutte figure all'estero.



La difesa della razza. Era il titolo di una meravigliosa rivista che propugnava la superiorità dalla razza ariana. 
Oggi chi potrebbe essere il modello a cui attenersi?
Ma lui, Mario Monti: bianchissimo, slanciato, serio, affidabile, e soprattutto ricco e amico dei ricchi.
A lui dobbiamo ispirarci, e seguire ogni sua mossa per tentare di emularlo.
E quanto ha ragione il bianco sacerdote dell'euro quando dice: "La sostenibilità futura del servizio sanitario nazionale potrebbe non essere garantita"
Ottima notizia per noi che nuotiamo nell'oro e che non abbiamo problemi a pagarci le migliori cliniche. 
Ne siamo davvero entusiasti!

E basta dire che il nostro sistema sanitario è uno dei migliori al mondo e che in Italia l'assistenza è garantita a tutti! 
Ma tutti chi? 
Vogliamo forse confrontare i ricchi, belli e dorati, con la massa grigia e petulante che non fa che chiedere diritti senza ottemperare ai doveri?
E il dovere è quello di pagare.
Non possono? Non arrivano alla fine del mese? Si ammalano per l'inquinamento industriale?
Ma che vadano tutti in malora!



Privatizziamo la sanità, diamo la salute a chi se la merita, tutti gli altri lasciamoli alla loro sorte.
Certo, ci vorranno anni, ma ci arriveremo, allo sterminio. 
E già che ci siamo annulliamo la libertà di stampa e di opinione, ma di più: legalizziamo l'eutanasia per povertà: quella gliela diamo gratis. 
Contenti, pezzenti?

Quello che avete letto è stato scritto in assoluta sincerità e fiducia nella nuova razza nascente, che trionferà sulla carne marcia dei puzzolenti miserabili che impediscono alla nostra cara Patria di tornare agli antichi (ne)fasti.


Viva i ricchi, viva la salute, viva l'Italia!


In fede, il vostro veritiero


Pinocchio



Ehm... Gianni Greco

martedì 20 novembre 2012

ANALISI DELLA DIALETTICA RENZIANA




Dal 1977 le parole (parlate, scritte, cantate) mi danno da vivere, e credo di poter esprimere un parere sull'eloquio di chicchessia. 
In questo caso di Matteo Renzi, soggetto molto interessante sotto il punto di vista mediatico, onnipresente sugli schermi televisivi e continuamente con la bocca aperta. 
Indipendentemente da quello che dice, voglio qui soffermarmi su come lo dice.

Matteo dimostra una capacità colloquiale notevolissima, unita a enorme forza d'animo, smisurata autostima e incredibile resistenza fisica. Questo gli permette di parlare "a macchinetta" senza stancarsi né fermarsi per lunghi lassi di tempo. 
Ma quanto è efficace la sua dialettica? 
Vediamo. 
La prima impressione conta sempre molto, e a essa io sempre mi attengo, almeno all'inizio.

Voce: stridula, a volte gracidante, non certo attraente. Sono i portatori di timbri vocali simili che cercano di supplire con un maggior effluvio di parole, e Renzi lo fa, non potendo contare su toni accattivanti, pause a effetto, profondità di timbro.

Velocità: pazzesca, eccessiva, da multa (ne ha prese anche in auto...).

Prontezza: estrema, forse perché non ha ancora trovato qualcuno che sappia inchiodarlo e lasciarlo senza parole.

Correttezza lessicale: discreta, anche se cade spesso in bruttissimi: "Io sono uno di quelli che dice...", che mi fanno accapponare la pelle e le palle.

Varietà: limitata. Forse è inevitabile che uno che parla così tanto si ripeta anche così tanto. 
E non è solo la sua varietà lessicale a essere limitata, ma anche quella argomentativa.

Spontaneità: solo apparente. Si sente lontano un miglio che tutto ciò che dice è preparato, studiato, approvato dai suoi spin-doctors e dal suo non indifferente ego.

Risultato: la primissima impressione è più che altro positiva. Uno si dice: ma guarda quanto è bravo, sicuro di sé, dinamico, che belle cose dice...
Poi, quando ha smesso di parlare, lo stesso ascoltatore si chiede: cos'ha detto? E difficilmente gli è rimasto in mente qualche suo concetto, a parte la rottamazione. 
Giusto gli slogan rimangono.

C'è un motivo, anzi, più d'uno: troppi concetti, e troppo veloci. 
Ma se riesci a inseguirlo in tutti i talk-show tra cui a ritmo pazzesco rimbalza come la pallina di un flipper, mentre parla ti accorgi di aver già sentito quel concetto, quella frase, in almeno un'altra occasione. 
Si ripete, Matteo, e spesso con le stesse identiche parole, evidentemente studiate a tavolino. Un vizio dobbiamo dire piuttosto berlusconiano.
Non ha calcolato, il nostro indefesso oratore, che presentandosi in più programmi anche nello stesso giorno, dovrebbe saper dire cose diverse ogni volta, perché, chi più chi meno, i telespettatori di quel tipo di trasmissioni sono sempre gli stessi.

Giudizio finale: Matteo Renzi è un furbo (oltre che un turbo) della parola. 
Sicuramente pensa di essere il più ganzo di tutti, e trova terreno fertile nello smorto panorama televisivo/politico attuale. Ma la sua arma può ritorcerglisi contro. A volte un concetto semplice, espresso con poche e chiare parole funziona di più di un fiume in piena.
Lui parla in maniera torrentizia, poi arriva un Bersani qualsiasi e con un "Oh, ragassi..." lo batte alle primarie.

Consigli: calma, Matteo, dai più peso a quello che dici, rendi più preziose e meno inflazionate le tue parole, rallenta un po' il ritmo: chi ascolta non solo capirà meglio, ma ti darà anche più importanza. E' l'autorevolezza naturale che ti manca. Hai accanto personaggi molto esperti in mediaticità, strano che non te l'abbiano già raccomandato.

Ultimo consiglio: Matteo, ma fai come cazzo ti pare, forse hai ragione tu!


Gianni Greco



venerdì 16 novembre 2012

CI PRUDE IL CULO


Che periodo di merda!
Siamo in quel limbo viscido che sta fra una cacata e l'altra. Quel momento in cui non sai se e quando ricacherai.
Ma il puzzo è insopportabile, e il culo frizza per le dure e abbondanti deiezioni passate, col terrore che le prossime siano ancora più dure e squarcianti.

Il governo tecnico che ci ha sbranato lo sfintere volge al termine dopo aver dato il colpo di grazia a un'Italia che non è riuscita a risollevarsi, anzi, si è affossata ancora di più. Migliaia di aziende hanno chiuso, la disoccupazione è vorticosamente aumentata, aumentano i veri poveri, ma in compenso si arricchiscono i furbi ricchi.
Chi dorme in baracca e chi costruisce nuove filiali di banche, dappertutto.
E' un mondo di vera, soda, puzzolente merda.

Chi lavora sgobba, paga le tasse e si ritrova una pensione misera. Chi governa partecipa a cene sontuose, ha ogni beneficio e nega aiuto ai disabili. Una Fornero che al malato di SLA dice che lui non sa quanto sia dura la vita di un ministro è il quadro della situazione.
Un quadro dipinto con la merda.

E chissenefrega se questi sono discorsi qualunquistici... Viva il qualunquismo, siamo gente qualunque, infine!

Sulle strade e nelle piazze si protesta, anche vigorosamente, e i malpagati poliziotti, il cui capo guadagna 600.000 euro l'anno, si impegnano a manganellare a casaccio, colpendo anche chi è già a terra. Dovrebbero mettersi dalla parte di chi stanno picchiando, ma, comandati, ne approfittano per sfogare così le proprie frustrazioni.
Dai palazzi del potere scendono i lacrimogeni: non si era mai visto. Hanno paura, sono armati, pronti a sparare su chiunque valicasse le sacre soglie.
E' questo il bel rapporto che le istituzioni hanno saputo creare col popolo che dovrebbero amministrare, e non vessare. Un rapporto di merda.

E al termine di questo limbo merdoso cosa ci aspetta? Un governo politico, fatto di incompetenti, visti i risultati ottenuti fino a oggi.
Tutti impegnati nel gioco delle primarie, falsi e occhieggianti la telecamera che li sta inquadrando, si preparano alla prossima cacata.
E noi qui a grattarci il culo.

Ma... e se cacassimo loro addosso cinque belle, merdose, dure, appuntitissime stelle?

Glob! Splash!!! Ahhhhhh...

Gianni Greco

venerdì 2 novembre 2012

SIAMO TUTTI PROVINCIALI


Ma guarda se con tutti i problemi d'Italia dobbiamo scassarci le palle sugli accorpamenti...
Eppure l'argomento acchiappa, tocca ognuno di noi, perché da quando siamo nati ci troviamo dentro una provincia, retaggio napoleonico che ha moltiplicato i campanilismi, come se non ne avessimo già abbastanza.
Quindi parliamone, è come un gioco, giochiamo.



L'hanno chiamato "riordino", ma a volte quando si ordinano le cose poi non le troviamo più, abituati al nostro atavico disordine.
E così, invece di abolirle tutte, come sarebbe stato ragionevole fare, questo governuccio ha una volta di più scelto la via di mezzo. 
Peccato che non l'abbia mai scelta quando c'è stato da tassare i più deboli...

Fatto sta che, per puro senso di "appartenenza", noi, popolo di tifosi assatanati pronti a ingiuriare anche i morti purché della squadra avversaria, ci siamo gastricamente incazzati se la nostra provincia è stata situata tra le accorpate.
Che provinciali che siamo!


Prendiamo l'esempio della Toscana (non a caso: è un fiorentino che scrive), la regione più accorpata d'Italia, in cui sono state messe insieme nemiche giurate come Pisa e Livorno, Prato e Firenze, Siena e Grosseto, lasciando sola soletta la dorata Arezzo. 
Non l'avessero mai fatto!

Il sindaco di Prato rilascia interviste seduto sul water: forse perché la sua provincia è una cacata?
In effetti vent'anni fa, quando fu proclamata, ne sentivano la necessità (psicologica) solo i pratesi, da sempre complessati per la troppa vicinanza con Firenze: loro volevano cancellare il FI dalle loro targhe automobilistiche, e fu comico constatare che l'unica combinazione possibile fosse PO. Due macchine pratesi affiancate facevano POPO'... Da qui la cacata e il water. 
Ma da noi si usa dire cacata anche di una cosa piccola e inutile. Infatti la provincia di Prato è piccolissima, tutta sgraffignata a Firenze, e soddisfa solo l'orgoglio dei pratesi, mentre il contado si sentì da subito deprezzato per l'evidente caduta di prestigio.


Io all'epoca imbastii una feroce campagna radiofonica contro questa scelta del tutto forzata, malgrado la mia radio avesse sede proprio a Prato pur lavorandoci dentro tutti fiorentini. 
In quel periodo tuonavo contro l'orribile pensilina della Stazione S. Maria Novella, appena costruita, e contro la nuova provincia pratese, che aveva rubato a Firenze ville medicee e tombe etrusche, patrimonio artistico, storico e culturale che con Prato niente ha a che fare.
Dopo 20 anni ho avuto la soddisfazione di assistere all'abbattimento di quella orrenda pensilina, e ora di quella inutile provincina, due cose che speravo di vedere nell'arco della mia vita. E ce l'ho fatta.
Posso dirlo? Avevo ragione!
Oh!



In ogni caso questa scelta governativa "irreversibile" è un pasticcio che accontenta pochi e scontenta molti. Se io posso ritenermi soddisfatto, capisco i tanti che si vedono accorpati a corpi indesiderati.

Penso ad altri accorpamenti, molto più consoni e naturali, e invito anche gli incazzati a fare altrettanto.
Ma su, via...



Accorpiamoci!!!
... No?

Gianni Greco