Chi non dubita non cubita


domenica 26 febbraio 2012

IL CALCIO E' DISONESTO


Me ne accorsi già da ragazzo, quando al calcio ci giocavo.
Io scendevo in campo con il candore del puro, tentavo di giocare, ma non appena quei fottuti difensori più grossi di me si accorgevano che ero veloce, guizzante e col senso della porta, mi buttavano giù, senza complimenti, poi alzavano le braccia e si allontanavano come a dire che loro non avevano fatto niente, poverini. Mi hanno rotto più maglie di quanto fossero rotte in culo le loro madri.


Mi piaceva il calcio, ma non mi piacevano i calciatori.
Io evidentemente ero un ospite in quella conca di stronzi. 
Li mandai tutti a fare in culo e cominciai a elaborare una teoria: il gioco del calcio è disonesto. E insegna disonestà.
Così lo scrissi anche in un mio libro già 17 anni fa*.


Quelli che mi fanno pena sono i tifosi, così portati a essere presi per il culo da questi disonesti che tirano per la maglia, negano i propri falli e simulano quelli degli altri, sputano continuamente e a volte anche in faccia agli avversari, allungano le gambe per fare male, protestano anche quando sanno di essere in torto, hanno un concetto tutto loro delle linee bianche del campo, e quando va bene insultano sanguinosamente avversari e arbitri, a volte pure il pubblico.


Personaggi che guadagnano tanto da fare vergogna, ma che hanno un seguito immeritato, di poveri masochisti che si affezionano a chi pensa solamente a guadagnare di più, e non certo a chi in definitiva consente loro di farlo.


Masse sterminate assorbono disonestà allo stadio, e quel che è peggio tanti vivono il calcio come una ragione di vita, e non vedono oltre la palla, trascurando anche le proprie.
Tutto questo mentre i musei sono praticamente deserti, le biblioteche abbandonate, i monumenti ignorati.
Vivo a Firenze e ne so qualcosa. Inoltre ho lavorato per 25 anni in una radio che aveva anche un programma sportivo (laddove per sport si intende unicamente il calcio con ossessiva attenzione per la squadra locale), e ho visto e sentito cose che mi hanno fatto rizzare i capelli anche sotto la cuffia. Gente completamente assorbita dai risultati di una partita, da una cazzo di classifica, dal gioco di un calciatore o dalla dipartita di un altro che credevano dedito con lealtà ed amore alla squadra. Ho visto e sentito persone piangere.
Per fortuna solo di striscio, perché il mio programma era ben altro.


Il calcio è disonesto, e un pallone che entra in rete può non essere entrato: anche il gol è un'opinione. E sorvolo su calciopoli e le partite truccate, il non plus ultra della disonestà.


Per tutto ciò non seguo da tempo immemorabile questo splendido sport, e mi piange il cuore di perderlo, perché è sicuramente il più bel gioco di squadra del mondo.
Ma anche il più disonesto.
Preferisco fare il tifo per la mia Fiorentina:


Leonardo
Dante  Masaccio
Brunelleschi  Della Robbia  Ghiberti
Botticelli  Giotto  Michelangelo  Donatello  Cellini
Allenatore: Lippi (Filippo)

GOOOLLLLLLLL !!!

Gianni Greco

* "Il Sondazzo" - Provocazioni telefoniche agli italiani con spruzzi biografici del provocautore - Francesconi Editore, Lucca. 1995. 

mercoledì 22 febbraio 2012

RICCHI E POVERI: SARA' PERCHE' TI ODIO



Nello stesso giorno in cui si rendono note le dichiarazioni dei redditi dei nostri attuali governanti, in un popolare talk-show politico si forniscono i dati di un sondaggio sulla povertà delle famiglie italiane.


E le due notizie stridono violentemente.


A fronte di una ministra-avvocato che incassa 7 milioni all'anno apprendiamo che la metà delle famiglie italiane non riesce a risparmiare un solo euro al mese, anzi, è spesso costretta a intaccare quel poco che ha da parte.


A fronte di ministri e sottosegretari che ridondano di case, appartamenti, baite, ville, imbarcazioni ed ogni ben di Dio (o del diavolo) apprendiamo che la metà delle famiglie italiane non riesce ad andare in vacanza, e al massimo va una volta all'anno al ristorante: in barba ai ristoranti pieni invocati dall'ex premier, che non si degna certo di andare a guardare nelle case di chi se ne sta rintanato perché non può spendere.


Non è cosa nuova che la politica di alto bordo sia riservata ai ricchi, che vi si arricchiscono ancora di più. E non è nuovo che esistano i poveri, quelli che devono stare attenti al centesimo per tirare avanti. 
Ma una famiglia su due è un po' troppo. E il trend è in aumento.


Ecco da dove nasce l'odio: quello dei poveri nei confronti dei ricchi, e quello dei ricchi nei confronti dei poveri. O forse in questo caso è meglio, anzi peggio, chiamarlo disprezzo.
Tu devi lavorare come un ciuco per portare a casa una miseria e sai di essere governato da chi può bellamente sbattersene dei tuoi problemi, perché lui, o lei, non ne avrà mai.


Ma i sacrifici si chiedono a tutti, indiscriminatamente, e cosa si dice? Che nel 2014, in seguito alla lotta senza quartiere agli evasori, la pressione fiscale sarà finalmente ridotta.
Oh, che bello.
Ma... 2014?
Questa data mi suona come un campanellino di allarme nel cervello. Dlin dlin dlin!
2014... 2014...
Viene dopo il 2013. E il 2013 è l'anno delle elezioni.
Toh...


Non sarà mica un progettino elettorale montiano?
"Ragazzi, se mi votate, l'anno prossimo vi abbasso le tasse".
E l'appoggio che un certo Berlusconi proprio nello stesso giorno dei dati di cui sopra dà al professore anche per dopo la tornata elettorale suona sinistro. Anzi, destro.


Non staranno mica prendendoci per il culo?
Noooooo... Macché!
Sono i poveri ad essere prevenuti e colmi di odio.
Quei pezzenti.


Gianni Greco

lunedì 20 febbraio 2012

DESIDERATE QUESTA DONNA?


Donna è soprattutto un corpo: poppe, culo, cosce, topa, roba così.
Ma certo che la desiderate, indipendentemente da chi sia, cosa pensi, quali doti spirituali o che grado di intelligenza abbia.




Serve la donna dal collo in giù, poi se ha anche un bel viso tanto meglio. La bocca, ad esempio, non è elemento secondario. Comunque quella ce l'hanno tutte.


Ma è una donna senza testa che desideriamo. Anche perché la testa contiene il cervello, strumento purtroppo intrombabile e altamente pericoloso: può ragionare.
E - attenzione - di un bel visino ci si può anche innamorare. Innamorarsi è bello, ma comporta impegni, rovina famiglie, costringe persino alla fedeltà...


Di un bel culo non ci si innamora: si usa e basta. Molto meno rischioso.
La tecnica del cuscino sulla faccia o del "basta che respiri" è ancora molto in voga in Italia.


Curve: ecco cosa ci serve.
Tutto il resto è noia.


Ma qualcuno si chiederà chi sia la modella senza testa che ha illustrato questo articolo: sicuramente una donna desiderabile, con tutto quello che serve per eccitare la fantasia maschile senza bisogno di spogliarsi. 
Perché in fondo è più sexy colei che fa immaginare cosa c'è sotto rispetto a quella che te lo mostra in abbondanza.


Ed è arrivato il momento di svelare la sua identità.


E' lei?
No.


E' lei?
No.

E' lei?
Nemmeno.

Invece è lei:


Sì, le foto senza testa appartengono tutte a lei, Geppi Cucciari, l'antitesi del sexy, l'immagine della casalinga sovrappeso e sgraziata che può tornare utile a una che fa la comica, ma non certo a chi vuole eccitare la fantasia e i pistolini dei maschi.


E, quello che è peggio, una che il cervello ce l'ha, e che cervello: pronto, tagliente, cattivo, superiore ad ogni media televisiva corrente.


Messa a confronto con le dive del Festival di Sanremo che hanno profuso cosce, farfalline e puzzo di fica, lei era quella che scendeva sgraziatamente le scale, che si chiedeva perché lo stesso Dio abbia creato stangone come le altre e chiatte come lei, che su quei tacchi appariva più una brutta anatroccola che una donna televisivamente intesa.
Ma era anche quella che ha messo i microcervelli delle altre sottoterra, sfoggiando una lucida intelligenza che l'ha portata ad essere la vera novità della vetusta manifestazione.




Ecco, Geppi, una bella trombata te la sei meritata, sia pure mentale, e, se messa in fila con le altre, meriteresti di essere scelta, scartando le supermantenute che altro non hanno che il loro misero fisico.


W le donne.
Quelle vere.


Gianni Greco

giovedì 16 febbraio 2012

MA CHISSENEFREGA DELLA FARFALLA DI BELEN!


Lungi da me disprezzare la fica. Ci mancherebbe!
Ma se penso a quella di Belen ciucciata da Corona (ecc.) proprio non riesco ad eccitarmi, sia pur anche solo mentalmente.


La signorina in questione, di bellezza non eccelsa peraltro, esibisce sul palco di Sanremo il proprio inguine farfallato promettendo visioni ulteriori della sua passera spelacchiata ai guardoni più stupidi, incassando fior di quattrini, accanto a una Canalis succhiata dalle streghe, gambe storte e aspetto segaligno.
E in due non sanno nemmeno portare a termine decentemente una presentazione.


Le due pulzelle d'alto bordo rappresentano bene l'imbecillità italica, pronta a incensare sia dittatori più o meno mimetizzati che topastre d'import-export.


Ebbene, io sono un italiano contro vento. Mi piace chi ha qualcosa da dire, da fare, da dare.
E anche se certe signorine la danno a molti, io le rifiuterei. 
E posso dirlo a cuor leggero, dato che, non essendo milionario, non sarei minimamente preso in considerazione per una donazione.




La volpe e l'uva? Forse. Ma mettetemi alla prova.
Tipo: arriva Belen, scosta la gonna, mi mostra la farfallina, poi mi fa vedere di più, tutta smutandata.
A questo punto mi dice: "Prendila, è tua!".
E io rispondo: "No. Non la voglio. Preferisco una donna meno vistosa ma che sappia parlarmi dentro. Una che sia mia, solo mia, che mi ami e che io ami. Ricopriti, non mi piaci, non m'interessi. Pussa via!".
Che soddisfazione sarebbe! Più di una superscopata.


A questo punto chi legge penserà: "Ora questo bischero si sveglia tutto sudato: era tutto un sogno, o meglio, un incubo".
E invece no. Uso invece questa similitudine per dolermi di non poter dire di no a una Belen, ma soprattutto di non poter rifiutare un governo affamatore.
In ogni caso la fame c'entra sempre: la fame degli italiani sia di fica impossibile che di impossibile libertà, intendendo libertà come possibilità di decidere del proprio destino.


La libertà che solo uno che si chiama Celentano può esercitare, e in più pagato 350.000 euro a botta.
E poco attenua lo stupore sapere che il frutto delle sue prediche sul servizio pubblico andrà tutto in beneficenza: deve decidere lui chi beneficiare con i miei soldi?




In ogni caso, se chiudono Famiglia Cristiana e L'Avvenire non mi metto a piangere...


Gianni Greco

martedì 14 febbraio 2012

S. VALENTINO: MONTI-CAMUSSO, SMS COMPROMETTENTI


SENSAZIONALE!
Sono entrato in possesso dei testi relativi a uno scambio di sms tra due innamorati segreti: Mario Monti e Susanna Camusso.
In occasione della Festa degli Innamorati pubblico in esclusiva l'imbarazzante dossier.
Ecco gli sms di Mario e Susanna.



M - Susanna, dal momento che ti ho vista da vicino ho capito che siamo fatti l'uno per l'altra.
S - Mario, l'importante è capire chi sia l'uno e chi sia l'altra.
M - Che importa, amore mio? Se vuoi sarò io l'altra, e tu sarai l'uno.
S - Ti metteresti la gonnellina e le mutandine rosa?
M - Per te tutto.
S - Ridottissime?
M - Anche nulla.
S - Non dirmi così, ché mi fai andar fuori di testa. Belloccione!
M - Bella sei tu, la più bella di tutte.
S - Li hai ritrovati poi gli occhiali?
M - Sì, subito dopo che te ne sei andata.
S - Ah, ecco.
M - E' stato quando ti ho toccato le poppe che ho capito di amarti.
S - Mario, quelle non erano proprio poppe.
M - No? Strano, mi sembrava...
S - Erano palle, Mario.
M - Nessuno è perfetto.
S - Questo mi ricorda un film...
M - A qualcuno piace caldo.
S - Sì, era quello il film!
M - Ma io parlavo del mio "18 centimetri".
S - No, guarda, sul 18 non ci sto!
M - Non ti basta? 
S - No, quell'articolo non si tocca.
M - E se lo tocco da me?
S - Non ti ci provare. Caso mai lo tocco io.
M - Un ritocchino?
S - Mi tenti, porcaccione. Forse...
M - Se ritocchi il 18 io ti ritocco le poppe.
S - Le palle!
M - Quello che vuoi, l'importante è ritoccare. 
S - E se lo tagliassi di netto?
M - Ahi ahi!!!... Però... in fondo... è proprio quello che vorrei. E poi, se mi vuoi donna...
S - Ti piacerebbe, eh, maialona?
M - Tanto tanto.
S - Col cazzo!
M - Il tuo?
S - Certo non il tuo, tricheco! Basta, il nostro amore non può andare avanti.
M - Ma è San Valentino...
S - No, è San Vaffanculino.
M - Allora vado?
S - Vai, vai. Levati di culo.
M - Ma guarda, questo a me, Mario Rossi, non l'ha mai detto nessuno.
S - Bene, allora te lo dico io, Susanna Bianchi.
M - Peccato, sarebbe stato bello.
S - Non con gli occhiali. Vai, Mario, ché t'è andata di lusso.
M - Che sculo: masturbarsi a San Valentino. Addio Susanna.
S - Addio bischero!

Ehm... Forse mi sono leggermente sbagliato sui cognomi...
Eppure sembravano proprio loro.
Vabbè, sarà per un altro scoop.

Gianni Greco

sabato 11 febbraio 2012

NON MI FIDO DELLA FIDUCIA


E poi dicevano di Berlusconi...


Mi riferisco ovviamente alla 'fiducia', a cui Monti fa continuamente ricorso. 
Cosa avevate capito?


Questo qui, malgrado abbia la maggioranza più mussoliniana degli ultimi 70 anni, per scansare gli emendamenti che l'opposizione ha il diritto di presentare, o per non rischiare una votazione contraria, chiede costantemente la fiducia al suo sgangherato popolo di parlamentari.




Il nostro numero 1, tutto pane e cacio con la stragrande maggioranza dell'assemblea, chiede fiducia e l'ottiene. 
Per forza: la 'fiducia', formula decisamente ricattatoria, è stata pensata apposta allo scopo imporre il volere del Governo a chi non sarebbe d'accordo.


Ma a volte anche chi vuol dire fiducia, questa fiducia la tradisce.




E io mi chiedo quale mente di quale furbo abbia escogitato l'istituto della 'fiducia', quanto di meno democratico si possa immaginare.
Un vero atto dittatoriale che si nasconde dietro un nome pulito. Almeno l'avessero chiamata 'imposizione'...




Peraltro, dopo la critica, come è mia perversa abitudine, mi permetto di avanzare una proposta costruttiva:


ABOLIAMO LA 'FIDUCIA'
E LIMITIAMO A UN NUMERO RAGIONEVOLE
GLI EMENDAMENTI
PER EVITARE I BOICOTTAGGI.
MA SOPRATTUTTO:
LIBERTA' DI VOTO PER TUTTI
SEMPRE.

Proposta respinta.
Lo sapevo.

Chiedo la fiducia dei lettori.

Gianni Greco

venerdì 10 febbraio 2012

TEMPO DA LUPE


Le lupe nell'antica Roma erano le puttane. Da loro il termine lupanare.
Roba da educande al confronto di quello che c'è oggi.


Nel Terzo Millennio il mondo è un lupanare diffuso, senza confini né di vergogna né di etichette politiche.
Abituati ai festini del Silvio, il Monti ci ha dato una calmata, ma la topa ribolle, e improvvisamente scappa fuori a una festa targata PD.
PD?
Sì, PD, quel partito a cui manca la L di lupanare.
Ohhh... ma davvero? Chi l'avrebbe mai detto?
Anche a loro garba la fica? Sì, in alternativa al pisello dei trans (casi noti).




In una festa PD a Napoli, con la presenza di politici e onorevoli, ragazzotte in discoteca si esibivano con minigonne inguinali e, udite udite... niente sotto! (Precise parole lette sul Corriere della Sera*).
E questo proprio nello stesso giorno in cui a Scampia una manifestazione dello stesso PD subiva un clamoroso flop.
Come saggiamente si direbbe in certe parti della Toscana, meglio la fìa che Scampìa.




Ma in fondo, perché no? E' lei l'origine del mondo, come ben decise di definirla Gustave Courbet, così intitolando un suo celebre dipinto.




E mentre il tempo si fa cupo, ecco che arriva, fosco, il lupo, 
e azzanna il povero sfigato homo bischerus.
Infatti una notizia di questi giorni di neve è proprio questa: 
un uomo azzannato dai lupi nel riminese.
Siamo tornati a Zanna Bianca.
Ahuuuuuuuuuuuuuuuuu...




Ma sì, torniamo alle origini: lupi e, soprattutto, lupe.
Fatevi sotto, pupe!


Sbranati per sbranati, meglio voi che Monti.


Gianni Greco


http://www.corriere.it/politica/12_febbraio_10/festa-disco-imbarazzo-pd-muschella_da2d24a8-53b3-11e1-a1a9-e74b7d5bd021.shtml

mercoledì 8 febbraio 2012

LA BELLA FORNERINA



Amata e ritratta da Raffaello, uno dei pochi grandi artisti etero del passato, la Fornarina serve al caso nostro.
Dobbiamo fare dei confronti. Con chi?
Ma con la Fornerina, ovverosia la figlia della ministra Fornero e del giornalista Deaglio, nota appunto come Silvia Deaglio.
Ma per noi, animi artistici, la Bella Fornerina.


La signora in questione, apprendiamo*, a 37 anni di posti fissi ne avrebbe ben due, sapete, di quei posti monotoni che ai normali mortali non saranno più riservati. 
E che posti: professore associato di Genetica Medica all'Università di Torino, la stessa dove insegnano i due genitori (oh, guarda caso!), e Responsabile della Hugef, Fondazione che si occupa di genetica, genomica e proteomica umana (e certo che non si può fare a meno di una siffatta Fondazione, fondata su lauti fondi).
La stessa Silvia Deaglio-Fornerina, laureatasi a 24 anni, e quindi non-sfigata, ha da sempre e da subito goduto di numerosi incarichi molto ben remunerati, dai giornali ben enumerati.
Nei verbali del concorso che l'ha portata ai vertici della Fondazione si legge testualmente: "La candidata dimostra inoltre un'ottima capacità di attrarre fondi di finanziamento per la ricerca".
Non sarà mica perché la Hugef è finanziata dalla Compagnia di S. Paolo, di cui era vicepresidente, indovina chi... ma proprio mamma Fornero?




I figli? I figli? I propri!
Ma quelli degli altri possono andare a farsi fottere.


Questi fanfaroni vengono a romperci i coglioni con i loro discorsi di sfiga, monotonia, "o si fa così o si fa così" e puttanate varie.
E noi dovremmo accettare anche le cazzate del benaccasato Pierferdinando Casini, che li vorrebbe al governo per almeno altri 4 anni.


Ma viva Raffaello, che almeno la Fornarina se la trombava.
Le Fornerine di oggi sono socialmente intrombabili.


In questo regime di dittatura baronale l'unica cosa che ognuno di noi dovrebbe recuperare dalla nebulosa memoria scalfariana non può che essere una frase netta, secca, inequivocabile, da urlare forte tutti insieme:


IO NON CI STO!


Ma gli italiani, è noto, non sanno cantare in coro nemmeno il proprio Inno, figuriamoci...
E a un impegno serio preferiscono una più comoda e pigra trombatina.


Peccato che quelli a buco ritto siano proprio loro.
Loro-che-siamo-noi.
... Ohi ohi!


Gianni Greco


http://www.corriere.it/politica/12_febbraio_07/La-titolare-del-welfare_1369e9e4-5167-11e1-bb26-b734ef1e73a5.shtml

lunedì 6 febbraio 2012

NEVE? GELO? MA DOVE?


I giornalistucoli che sentiamo nei tiggiùcci o leggiamo su quei rotoli di carta igienica che sono i giornali usano molto spesso e a vanvera la parola "agghiacciante". 
E ora che sarebbe il caso di usarla, visto il freddo che ci assale, tutt'al più dicono "nella morsa del gelo". Fa scena, ed è talmente banale da rassicurare la loro mediocrità.
L'agghiacciante se lo serbano per rinfrescarsi d'estate.


Ma poi, dov'è tutto questo gelo?
Vediamo il signor Monti sempre fresco e riscaldato, la signora Fornero sempre appassita e accaldata, e tutti gli altri, politici o professori, ben pasciuti e imbottiti di soldi caldissimi.
Certo ci sono i senzatetto che muoiono, ma che importa? Noi ai senza-tetto preferiamo le con-le-tette.
Sole e tette. Che c'è di meglio?
Le rivistacce di gossip costano un euro perché vendono milioni di copie. E lì i VIP stanno sempre in luoghi caldi e meravigliosi.
Very Imbecil Persons... chi le legge.


Avete presente quel divin bambino che ogni anno a Natale scende dalle stelle per venire in una grotta al freddo e al gelo?
Lui sì che si sacrificò, e non tanto per il freddo e il gelo, dato che là dove nacque sono eventi meteorologici sconosciuti, ma per un legno messo in croce di cui si trova un pezzetto in ogni basilica che si rispetti.
Quante prese di culo intorno a un personaggio di grande valore da parte di vermi brulicanti arricchitisi sul suo corpo martoriato!


Il freddo sta anche in tante case di persone che un tetto ce l'hanno, ma che tengono il riscaldamento spento per non ritrovarsi fra capo e collo bollette impagabili, dati anche gli aumenti immancabili.
Però si riscaldano guardando "L'isola dei famosi", dove una manica di scarti televisivi vive in un clima torrido, o "Il Grande Fratello", in cui gli abitanti della 'casa' inspiegabilmente  stanno mezzi nudi anche quando escono all'aperto. 


Il freddo non esiste, è un po' come la mafia, al massimo è un'opinione.
Comunque tocca solo a chi lo sente. E se uno lo sente, vuol dire che lo merita.
Tutto torna, tranne i conti. Quelli spesso ce li ritroviamo in rosso, il colore dell'inferno.
E all'inferno mica fa freddo, no? 
Ci fa un caldo cane.


Lo vedi, bischero?
Cazzo tremi?


Gianni Greco

venerdì 3 febbraio 2012

LA MONOTONIA DELLA TOPA


Tutta la vita è monotona. Ripetitiva.
Di quante cose ci siamo stufati...


Un elenchino?
Ogni giorno bisogna mangiare.
Se si mangia bisogna bere.
Se si mangia e si beve bisogna pisciare e cacare.
Poi bisogna fare il bidet.
Lavarsi in genere.
Vestirsi.
Che palle. 
Ogni giorno, se non sei anoressico, stitico, sporcaccione e nudista.


Poi magari hai una moglie o un marito, e uno o più figli.
Tutti con le stesse monotonie.
In particolare se hai una moglie hai la necessità di espletare le tue necessità sessuali. E anche se non ce l'hai. 
Tua moglie (o chi per essa) ha una topa, così come tu hai un pisello. 
Sempre la stessa topa, sempre lo stesso pisello.
E anche se cambi topa o pisello, sono sempre fatti allo stesso modo.
Monotono abbestia.


Ovviamente per soddisfare tutte queste necessità quanto meno hai bisogno di una casa, con tutti i servizi relativi: luce, acqua, gas, riscaldamento, cucina, bagno, camera ecc. ecc.
Sempre la stessa casa, gli stessi rubinetti, gli stessi servizi igienici...
Che desolante monotonia.


E ho parlato solo di necessità primarie, a livello di sopravvivenza, sorvolando su tutto il resto, quello che c'è fuori. Sarebbe troppo lunga.
Ma questo può bastare.
Può bastare per fare un piccolo, elementare ragionamento.


Tutto quanto sopra, per essere attuato, deve anche essere pagato. 
E per essere pagato si devono avere i soldi per pagarlo. 
E per avere i soldi per pagarlo o si va a rubare o ci si procura un merdosissimo, odiatissimo, monotonissimo lavoro. 
Possibilmente fisso. 
Perché fissi sono anche i bisogni.


E nessun premier ultramilionario con pretese di serietà e affidabilità può permettersi battute sulla monotonia del lavoro fisso: scopre l'acqua calda.
Se va avanti così diventa monotono. Si spera che non sia fisso. A me è già venuto a noia. Il premier.


Ma poi, ce le paga lui le necessità, compresa la topa?
Monotona, sì, ma in questo caso... quanto ci piace la monotonia!


Gianni Greco

mercoledì 1 febbraio 2012

L'HAI VOLUTA LA BICICLETTA?


Tu li hai eletti. Non io.
Io è dal 2001 che non voto. Ne ho le prove.
Il mio certificato elettorale parla chiaro:




L'ultimo timbro è del 2001. Ma si può dire che sia il penultimo, perché poi ce n'è stato un altro:




E' quello dell'ultimo referendum, a cui ho dato tre . E l'ho persino vinto. Però nel frattempo, come si può vedere, la povera scheda è impallidita.


Il mio non è un incitamento al non voto, ognuno ha e deve avere la libertà di fare ciò che vuole.
In Italia siamo molto affezionati alle urne, ma la disaffezione avanza, il vomito bussa alla gola, lo schifo dilaga.
E come può non dilagare?


Questi squallidi traffichini danno ogni giorno prova di disonestà. Avete presente i commercianti che fanno i saldi gonfiando prima il prezzo di un articolo applicando poi uno sconto fasullo? Una cosa su cui i TG ci mettono ogni anno in guardia. Proprio quello che hanno fatto i nostri indegni politici col presunto taglio di 1300 euro al loro stipendio, che non è altro che un un saldo truffaldino.
Continuiamo a votarli, ma sì!


E il caso di quel tesoriere che si è messo in tasca ben 13 milioni di euro di finanziamenti pubblici all'insaputa dei suoi accoliti di partito?
E le case pagate all'insaputa del compratore?
E che dire di quel senatore che ha comprato un intero palazzo rivendendolo il giorno stesso con 18 milioni di guadagno? All'insaputa del popolo ignorante e ciuco, fino a che qualche giornale non scopre le furbate e per puro gusto dello scoop ce ne mette al corrente.
Non sembra siano casi sporadici, ma la regola. E quello che emerge è sicuramente solo la puntina del cazzo che ci mettono nel culo (la storia dell'iceberg ormai è vecchia).


Ma non è il momento di dire basta?
E basta significa dare una severa lezione a questa gente che già l'anno prossimo avrà la faccia tosta di ripresentarsi all'elettorato.


Il mio sogno: 
seggi deserti, cabine disabitate, urne vuote.
Che luminosa lezione sarebbe!




So quello che mi diranno in tanti, e che mi hanno anche già detto ampiamente su Facebook e in faccia: se non voti devi prenderti quello che viene e zitto. Non hai il diritto di criticare. Devi stare alle decisioni degli altri, quelli che hanno votato.
Devo. 
Ma come posso dare un voto al meno peggio? Come posso diventare complice di vere e proprie truffe?
Mi sento più onesto dicendo NO. E l'unico modo che ho per farlo è rifiutarmi.


Tutti gli altri, quelli che hanno voluto la bicicletta, pedàlino.
Io vado a piedi. 
Biciclette non ne ho mai avute, se non molto simili al modello della foto in alto, che non cammina, ma porta molto lontano.


Meglio una bella gita su quella, e, guarda caso, proprio il giorno delle elezioni...


Eh, mi spiace, ragazzi, ho da fare.


Gianni Greco