Chi non dubita non cubita


mercoledì 9 novembre 2011

DUBITO DELL'INTELLIGENZA UMANA


Non siamo bestie, lo dico e ne dubito.
Prendiamo le alluvioni. Disastri naturali? Il dubbio mi assale. Oh, certo, c'è molta natura nella pioggia, molta natura nell'acqua, come dubitarne?
Ma ('ma' è una delle congiunzioni preferite dal dubbioso) troppa acqua tutta insieme e tutta nello stesso posto è normale? Sì, se si chiama mare. No se si chiama città.
Colpa dell'uomo, si dice. Ne dubito: anche della donna. Infatti il sindaco di Genova si chiama Marta. Colpa sua? Dubito anche di questo.
Accidenti al dubitare, non si è mai sicuri di nulla.
Però a forza di dubbi si fa strada qualche brandello di verità: le colpe non sono umane, o almeno non dei normali umani.


C'era una volta un fottuto culattone che si chiamava Leonardo. Sì, quello che veniva da Vinci: tutta colpa sua.
Vorrei dubitarne, ma c'era a Firenze una zona acquitrinosa, sempre preda di esondazioni dell'Arno, quella che oggi si chiama Argingrosso. E chi lo fece quel grosso argine? Indovina: proprio Leonardo, a cui fu dato incarico di progettare il risanamento della zona. Lui disse: "O buhaiòli, qui un ci vòle un argin alto, ma un argin grosso!". E lo realizzò, bello largo e profondo, tanto che ci crebbero erba e alberi. 
Vennero varie alluvioni ma Leo non le vide (perché neanche i geni hanno scoperto il segreto dell'immortalità): quella del 1966 fu disastrosa. Firenze fu invasa dalle acque, come tutti sappiamo. Ma l'Argingrosso aveva resistito: Leonardo, esperto del settore, glielo aveva tirato in culo all'alluvione quattro secoli prima. Le case della zona, protette, restarono intoccate dall'acqua. Il vecchio sodomita aveva avuto ragione. E oggi su via dell'Argingrosso si affaccia persino un'Esselunga: colpa sua.


Colpa sua, che ci ha lasciati soli, se noi piccoli deficienti siamo incapaci di capire come si devono fare gli argini e dove è meglio non costruire le case. 
Non ho dubbi nel dubitarne.


Gianni Greco